Milano tra negozi che aprono e palestre che chiudono

di Valentina 0

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La pandemia di coronavirus ha messo a ferro e fuoco l’intero 2020 di commercianti e attività correlate che, a seconda del settore e del luogo di appartenenza sono riuscite a in modo differente a ripartire. La cosa che stupisce è come alcune attività riescano comunque a reggere e addirittura ad ampliarsi mentre altre siano costrette a chiudere.

C’è chi apre nuovi punti vendita e chi chiude

L’esempio più lampante in questo dicembre 2020 è senza dubbio l’apertura a Milano del flag store di Stroili, noto brand di gioielleria. Il marchio ha infatti ampliato la sua presenza con un punto vendita a corso Vercelli disegnato dallo studio Thirtyone: E che dire di Fielmann, operante nel settore degli occhiali che a Milano ha aperto il suo secondo negozio in corso Buenos Aires? In questo caso insieme all’apertura vi è stato anche un bel gesto, quello del regalo di 20 platani da parte del brand al parco di via Morgagni.  Come ha spiegato Ivo Andreatta, Country manager Fielmann Italy:

Nonostante le ampie restrizioni dovute alla pandemia, grazie all’eccezionale performance dei nostri collaboratori, l’azienda ha deciso di continuare a investire sul territorio italiano e sul suo indotto, aprendo nuovi store e offrendo nuovi posti di lavoro.

Per delle attività, spesso legate a multinazionali, che ce la fanno, vi è però il rovescio della medaglia di chi, come i lavoratori del settore fitness, fanno fatica a sopravvivere. L’allarme è stato lanciato da Confcommercio, che richiede un intervento importante da parte del Governo, soprattutto per ciò che concerne gli affitti delle attività per i periodi di chiusura imposti dalle restrizioni.

La sofferenza delle palestre milanesi

Molte palestre, per cercare di andare avanti e riuscire a raggiungere tempi migliori hanno deciso di vendere parte delle proprie attrezzature per tentare di rimanere a galla: i gestori milanesi le stanno provando davvero tutte per evitare la chiusura e arrivare se non indenni, perlomeno non sull’orlo del baratro al momento in cui si potrà riaprire. In particolare a soffrire sono i club e le associazioni sportive più piccole che, non potendo contare sulla solidità delle catene più grandi, hanno bisogno di stabilizzare la loro situazione.

Se le cose non dovessero cambiare, per migliaia di lavoratori, con l’arrivo dell’anno nuovo potrebbe esserci lo spettro della disoccupazione. E si parla di persone che lavorano in strutture che hanno investito tanto per adeguarsi ai Dpcm e che si sono dovute fermare comunque.  Gli attrezzi vengono venduti singolarmente, a partire da cifre come 300 euro fino ad arrivate a veri e propri pacchetti che possono arrivare a quasi 9 mila euro.

 

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