Carrello tricolore, flop a Milano

di Valentina 0

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Il carrello tricolore è partita in tutta Italia un po’ in sordina. A Milano, in base alle prime statistiche, sembra avere fatto flop. Il fatto non stupisce.

Perché non funziona il carrello tricolore

Bisogna partire da un presupposto: l’iniziativa del carrello tricolore, mettendo da parte ideali nostalgici nel nome, poteva essere anche qualcosa di utile. Il problema è che, come tante iniziative rivolte alla popolazione, è stata creata cercando consenso ma non studiata nello specifico.

Perché è vero, per quanto riguarda il carrello tricolore sono diverse le attività commerciali che hanno aderito, tra supermercati e farmacie principalmente. E questo è valido in tutta Italia. Ma allo stesso tempo in ogni regione, la Lombardia non fa eccezione, non è stato pensato di indicare gli specifici prodotti e dare una soglia minima per questi sconti.

Quindi ci si trova a Milano davanti a tutta una serie di negozi che si, applicano degli sconti, ma sono insufficienti. E che all’inflazione non la sfiorano nemmeno da lontano. All’interno del paniere anti-inflazione infatti troviamo latte, pasta, biscotti, uova, pannolini, pelati, saponi per le persone e per la casa e olio.

Ma a conti fatti, quando entriamo negli negozi che applicano il carrello tricolore, questi grandi sconti comunque non li troviamo. Soprattutto su prodotti come l’olio sui quali è partita un’immensa speculazione che nessuno sta bloccando.

È apprezzabile quindi che dal ministero del made in Italy si possano verificare tutti gli esercenti che aderiscono all’iniziativa. Ma sarebbe anche auspicabile che il Governo avesse messo maggiori paletti all’iniziativa, mettendo effettivamente a disposizione delle persone un aiuto concreto.

Misura non sufficiente

Anche perché a Milano, per quanto si parli dei prezzi calmierati dal 1 ottobre al 31 dicembre, non sembra essere sufficiente l’indicazione di beni di prima necessità. Tra l’altro, nei prodotti teoricamente non rientrano nemmeno la carne e la verdura, i principali che i negozi hanno aumentato a dismisura con la scusa della crisi energetica e quella della crescita dell’inflazione.

Ecco quindi che, pur essendo diverse le sigle della grande distribuzione le farmacie che aderiscono al carrello tricolore, questo rimane un flop. In generale in Italia e più nello specifico, in questo caso, a Milano e provincia.

Ci si trova davanti a un’idea che su carta poteva essere anche utile, ma che non sembra rispettare comunque questo patto anti-inflazione siglato con il Governo. Se davvero si vuole che l’economia riparta e che la capacità di spesa degli italiani sia adeguata non sarebbe meglio agire sull’Iva o mettendo un vero e proprio tetto dei prezzi su alcuni prodotti nello specifico?

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