I grandi ciclisti che hanno scritto l’epopea del pedale: tra trionfi (di Bartali), imprese (di Coppi) e grandi rivalità (quella che li ha visti coinvolti entrambi), si insinua la storia di un atleta che correva mordendo un tubolare, protagonista anch’egli di uno scatto che ha fatto epoca – ed epica – quasi quanto il celeberrimo “scambio della borraccia” tra l’Airone di Castellania e “Ginettaccio”.
Fiorenzo Magni da Vaiano (Prato), classe 1920, in azione nel Giro d’Italia 1956: durante la dodicesima frazione, scendendo da Volterra destinazione Livorno, cadde, si ruppe la clavicola ma proseguì fino al traguardo prima di essere ricoverato in ospedale. Lì gli consigliarono il ritiro e, invece, quel “vero toscano, geniale e focoso” (come lo ha definito il decano dei commentatori di ciclismo in tv, Adriano De Zan) decise di ripartire per consegnare alla Storia l’istantanea della tredicesima tappa.
Cronoscalata Bologna-San Luca: non potendo forzare sul manubrio, “surrogò” addentando un tubolare legato al manubrio come da suggerimento di Faliero Masi, suo meccanico. Cartoline, istantanee per accogliere i visitatori all’interno dell’allestimento “Fiorenzo il Magnifico”, una mostra allestita nei locali attigui al 68esimo Salone del Ciclo e del Motociclo in programma presso la Fiera di Rho-Pero dal 2 al 7 novembre. Dici “Magni” e torna in mente un altro ricordo.