Apple, Milano stile New York: Jobs in Galleria Vittorio Emanuele?

di La Redazione 1

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Un cubo a Porta Nuova, invece Apple dice no: non basta una posizione centrale, ne serve una centralissima. Nel cuore di Milano. L’offerta avanzata dal sindaco Letizia Moratti – realizzare un negozio nella zona adiacente a largo Augusto – non alletta i vertici dell’azienda informatica statunitense. Per un grande marchio, la replica, occorre uno spazio altrettanto emblematico.

Il nuovo negozio della Apple dovrebbe somigliare – nella struttura e nell’architettura – a quello che campeggia a New York sulla Fifth Avenue: solo vetrate a conservare lo sguardo verso l’esterno. Dovrebbe essere, Milano, la prima metropoli italiana alla quale Steve Jobs conceda il “privilegio” di ospitare spazi riconducibili ad Apple.

 Inutile svelare le mire dell’americano: piazza del Duomo, dove magnificenza, lusso e prestigio consentirebbero di salvaguardare il pari lustro dell’azienda. Ma piazza del Duomo non presenta spazi utilizzabili. Seconda opzione: piazza San Babila ma anche qui i problemi sono gli stessi di cui poc’anzi. Ora, per evitare che le trattative si arenino fino a chiudersi di fatto, si sta pensando a una soluzione alternativa, in grado di accontentare amministrazione comunale e, appunto, la Apple.

Le condizioni del marchio a stelle e strisce: area pedonalizzata, pieno centro, location in grado di garantire l’orario continuato (apertura anche di sera). L’idea di Palazzo Marino balena in un secondo: la Galleria Vittorio Emanuele. Non sarebbe più, a questo punto, un negozio installazione. Semmai, un megastore con tanto di finestre che danno sull’Ottagono.

I tempi si fanno sempre più stretti: non solo per la volontà di Apple di aprire il prima possibile ma anche perchè la partita andrebbe chiusa prima della fine del mandato della Moratti, in scadenza nella prossima primavera. Il primo cittadino meneghino, infatti, mostra l’accondiscendenza che un’altra amministrazione potrebbe anche non avere.

Andasse tutto liscio, lo store potrebbe essere pronto entro la fine del 2011. Eventuali ostacoli e lungaggini, invece, spazientirebbero Jobs che, a quel punto, non farebbe fatica a guardarsi intorno e dirottare le proprie mire altrove.

Commenti (1)

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